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LE VALANGHE
Quasi tutte le valanghe che travolgono persone sono state provocate dalle vittime stesse o da un componente del gruppo.
Spesso la meta si trova in un’area il cui rischio di valanga è elevato. A volte per raggiungere la meta si è costretti a d attraversare zone ad alto rischio dette zone di distacco. Maggiore è il tempo di permanenza in una zona a rischio e maggiori sono le probabilità di incidente.
Il fenomeno naturale delle valanghe si verifica quando la neve depositata esercita un carico eccessivo sul manto nevoso sottostante. Quando la sollecitazione supera la capacità di tenuta del manto nevoso, si genera una valanga. Un solo sciatore o scalatore può applicare una sollecitazione sufficiente a scatenarla.
In molti casi la valanga ha una forza distruttiva tale da sradicare gli alberi, spazzare case con un effetto analogo a quello della lava, delle rapide o di una massa d’aria che si sposta a 350 km all’ora.
Le variabili in gioco nella formazione di una valanga sono da ricercare nelle caratteristiche del terreno, nel manto nevoso e nelle condizioni del tempo.
Terreno
Le valanghe si formano solo su pendenze superiori a 25° circa, e sono molto frequenti su pendenze comprese fra i 35° e i 45°.
Il grado di inclinazione del pendio, l’esposizione, la forma e le caratteristiche naturali sono fattori fondamentali per determinare la possibilità della formazione di una valanga.
Non è indispensabile camminare o sciare su un pendio per provocare una valanga, ma è sufficiente transitare nella zona adiacente. La neve forma un’unica massa!
L’esposizione del pendio determina la quantità di sole e di vento che riceve, e questo influisce enormemente sull’incidenza del fenomeno. I pendii esposti a sud ricevono molto più sole e pertanto la neve si deposita e si stabilizza più in fretta rispetto a quanto succede sui versanti esposti a nord. Questo fa si che in inverno i pendii esposti a sud siano più sicuri di quelli esposti a nord. (le valanghe tendono a cadere prima, dopo le tempeste). In inverno i versanti a nord ricevono poco sole, pertanto il consolidamento del manto nevoso richiede più tempo. La basse temperature all’interno del manto nevoso creano gli strati deboli o fragili.
In primavera, quando fa più caldo, i versanti a sud sono più soggetti a valanghe di neve bagnata, mentre quelli a nord diventano più sicuri.
I pendii sopravento (quelli esposti all’azione del vento) tendono ad essere più sicuri di quelli sottovento. L’azione eolica porta via la neve, mentre quella residua viene compattata dalla forza del vento.
I pendii sottovento sono molto pericolosi perchè accumulano rapidamente la neve proveniente la versante sopravento. Sulle creste si formano cornici. La neve è più profonda e meno solida. Si creano facilmente lastroni che potrebbero trasformarsi in valanghe.
I pendii lisci ( coperti d’erba o lastroni di roccia) in genere tendono a trattenere poco la neve e forniscono una superficie di scorrimento scivolosa. Gli alberi e le rocce possono fungere da ancoraggi, aumentando la stabilità della neve. Le slavine difficilmente si formano nelle aree in cui la vegetazione è fitta.
Manto nevoso
Il manto nevoso è costituito da una serie di strati separati, ciascuno dei quali ha forza, resistenza e spessore diversi. L’altezza del manto nevoso e la distribuzione degli strati deboli al suo interno sono fattori determinanti nella stabilità.
Durante l’inverno il manto nevoso accumula strato dopo strato, con continue variazioni dovute alle precipitazioni nevose, agli abbassamenti e innalzamenti della temperatura e all’azione del vento.
All’interno di esso vi sono strati forti e strati deboli. Quelli più forti sono più densi e sono costituiti da piccoli grani di neve compatti e ben saldati tra loro. Gli strati deboli sono meno densi e hanno una consistenza simile a quello dello zucchero.
Il manto nevoso è soggetto a un gioco di equilibri fra la propria resistenza e le sollecitazioni esterne.
Quando la resistenza è superiore alle sollecitazioni il manto è stabile.
Condizioni meteorologiche
Le precipitazioni intense, il forte vento e le sensibili variazioni di temperatura provocano cambiamenti nella struttura del manto nevoso. Entro una certa misura il manto nevoso si flette, adattandosi alla condizioni esterne, ma sollecitazioni improvvise possono causarne la rottura.
Le precipitazioni sottoforma di neve, pioggia aumentano le sollecitazioni alle quali è sottoposto il manto nevoso
Il rischio valanghe aumenta rapidamente in caso di nevicate superiori a 2,5 cm all’ora.
La pioggia penetra nella neve, indebolendo i legami fra i grani e riducendo la capacità di coesione fra gli strati. L’acqua rende la neve più sdrucciolevole e ne alza la temperatura.
I venti rompono anch’essi i legami fra i cristalli di neve
Le particelle che si generano, ammassandosi formano lastroni
Una differenza significativa di temperatura fra il terreno e lo strato nevoso superficiale favorisce la formazione di cristalli di neve molto sfaccettati ( brina di profondità) che non sono in grado di sopportare pesi consistenti.
La neve fresca a temperature elevate tende a depositarsi in fretta dando origine ad un manto denso e resistente e alla lunga stabile. Le basse temperature aumentano la resistenza degli strati densi ma non riescono a consolidare gli strati deboli della neve fresca.
Le valanghe di neve
Le valanghe, in genere, sono suddivise in categorie in base al meccanismo di distacco.
Le valanghe di neve a debole coesione partono da un punto preciso e possono verificarsi in seguito all’accumulo di neve nuova su un pendio ripido. Se non riesce ad assestarsi, la neve inizia a rotolare lungo il versante, trascinando con sè altra neve man mano che precipita. Anche il sole e la pioggia possono contribuire ad indebolire i legami fra i cristalli di neve. Queste valanghe possono trascinare via ciò che trovano lungo il loro percorso, seppellire o portare via cose.
Le valanghe a lastroni sono più difficili da prevedere, perchè coinvolgono strati sepolti che spesso non sono visibili in superficie. In genere lo strato di neve fragile è compreso fra un lastrone e lo strato basale. La valanga si forma quando qualcosa disturba lo strato debole sepolto, riducendo l’aderenza al lastrone sovrastante. Questa valanghe si caratterizzano dall’altissima velocità e la violenza forza dell’impatto. La neve coinvolta nella valanga si indurisce rapidamente, rendendo difficoltosa la respirazione del travolto e ostacolando i soccorsi.
Le curve rapide e i movimenti trasversali degli sciatori possono provocare il distacco di valanghe.
E’ possibile scatenare una valanga sciando al disotto di un pendio, perchè quando la delicata struttura dei cristalli cede può scatenare un effetto domino, estendendo il crollo anche a monte. anche le tempeste sono un fattore scatenante. Il crollo di cornici e dei seracchi e altri fenomeno concorrono al distacco di valanghe in luoghi e in momenti inaspettati.
Le valanghe da ghiaccio possono cadere dai ghiacciai sospesi, dalle cascate di ghiaccio o dalle porzioni di ghiacciai coperte da seracchi. Il loro distacco è provocato da una combinazione di fattori. I movimenti del ghiacciaio, la temperatura e la presenza di seracchi. Sui ghiacciai m bassa quota, dove la temperatura è elevata, le valanghe di ghiaccio sono più frequenti alla fine dell’estate e all’inizio della primavera, quando l’acqua di disgelo si è accumulata in quantità sufficiente da scorrere al di sotto del ghiacciaio e favorirne lo spostamento. Sui ghiacciai d’alta quota l’attività delle valanghe non segue lo stesso ciclo stagionale a causa delle basse temperature.
L’ARVA o ARTVA è un ricetrasmettitore, è lo strumento principale per localizzare dei travolti da valanga. Questo dispositivo elettronico di segnalazione può essere impostato sia in trasmissione che in ricezione di segnali. La frequenza standard internazionale per gli arva è 475 kilohertz. In commercio vi sono dispositivi sia analogici che digitali. Questi ultimi convertono il segnale analogico e lo riproducono visivamente oltre che acusticamente. L’uso corretto di questo apparecchio, in abbinamento a sonda e pala da neve, richiede un esercizio costante con esercitazioni pratiche. Il 90% di probabilità di sopravvivenza della vittima da valanga si ha nei primi 15 minuti dall’accaduto.
(Testo: Il grande libro della montagna – oscar mondadori di s. m .cox e k. fulsaas)
LA SCALA EUROPEA DEL PERICOLO VALANGHE
1 - DEBOLE - Il manto nevoso è in generale ben consolidato e stabile. Il distacco è generalmente possibile solo con un forte sovraccarico su pochissimi pendii ripidi estremi. Sono possibili solo piccole valanghe spontanee (cosidetti scaricamenti).
2 – MODERATO - Il manto nevoso è moderatamente consolidato su alcuni pendii ripidi, per il resto è ben consolidato. Il distacco è possibile soprattutto con un forte sovraccarico sui pendii ripidi indicati. Non sono da aspettarsi grandi valanghe spontanee.
3 – MARCATO - Il manto nevoso presenta un consolidamento da moderato a debole su molti pendii ripidi. Il distacco è possibile con un debole sovraccarico soprattutto sui pendii ripidi indicati. In alcune situazioni sono possibili valanghe spontanee di media grandezza e, in singoli casi, anche grandi valanghe.
4 – FORTE - Il manto nevoso è debolmente consolidato sulla maggior parte dei pendii ripidi. Il distacco è probabile già con un debole sovraccarico su molti pendii ripidi. In alcune situazioni sono da aspettarsi molte valanghe spontanee di media grandezza e, talvolta, anche grandi valanghe.
5 - MOLTO FORTE - Il manto nevoso è in generale debolmente consolidato e per lo più instabile. Sono da aspettarsi numerose grandi valanghe spontanee, anche sul terreno moderatamente ripido.
Definizioni:
Pendii: nel bollettino vengono descritti in modo più dettagliato (quota, esposizione, forma del terreno ecc.)
·pendii ripidi estremi: pendii con caratteristiche sfavorevoli per quel che concerne l'inclinazione, la forma del terreno, la vicinanza alle creste e la rugosità del suolo
·distacco spontaneo: senza l'intervento dell'uomo
Sovraccarico:
·forte: es. gruppo compatto di sciatori, mezzo battipista, uso di esplosivo;
·debole: es. singolo sciatore, escursionista senza sci.